Perché diamo quello che in realtà vorremmo ricevere?
Il comportamento umano è sbalorditivo. Ognuno di noi è un essere unico e irripetibile ma i nostri atteggiamenti e modi di fare alla fine si assomigliano. Vorrei parlarti di un atteggiamento in particolare che spesso mettiamo in pratica, soprattutto in coppia ma anche in ambientazioni differenti.
Infatti, che sia rivolto al partner, al collega d’ufficio, ad un amico o al figlio tendiamo a comportarci con loro e a trattarli come vorremmo che loro trattassero noi. È chiaro che questa situazione si presenta esclusivamente quando ci rapportiamo a qualcuno da cui vogliamo effettivamente qualcosa: una coccola, un regalo, una gentilezza, un apprezzamento o un riguardo particolare.
Qualcuno potrebbe erroneamente scambiare la legge della persuasione della reciprocità con questo atteggiamento, ma non è così. La reciprocità funziona solo se utilizzata in modo mirato, se il nostro interlocutore non se lo aspetta e in particolare con persone con cui non abbiamo un rapporto particolarmente confidenziale.
Quello che invece accade è che riversiamo sugli altri le attenzioni che vorremmo fossero indirizzate a noi. Quando vorremmo maggiori attenzioni dal partner (soprattutto quando uomo), ci prodighiamo in mille carinerie e gentilezze. In realtà, ignoriamo il fatto che un uomo in coppia apprezza certamente le attenzioni della sua compagna ma le accetta in quanto sicuro di meritarsele. Un compagno ricoperto di interesse aumenterà certamente la sua autostima ma non le coccole alla dolce metà.
Immaginiamo invece una situazione al lavoro. Se nel tuo ufficio lavora una collega molto brava e precisa e ti piacerebbe che ti aiutasse nell’elaborazione di un progetto o decidesse di fare parte del tuo team, non ti sarà sufficiente farle complimenti o divagazioni varie sul tema lavoro. Certamente le farà piacere ma potrebbe darsi che si tratti di una di quelle poche donne bravissime a ricevere che al contrario potrebbe decidere di diventare estremamente competitiva.
Con i figli poi questa tecnica non ha alcun effetto. Se va bene riceverai un grazie, altrimenti neanche quello!
Cosa tocca fare quindi per ottenere un amante più romantico, una collega più disponibile, un figlio più ordinato?
L’amara verità è che devi chiederlo, senza sotterfugi, senza frasi a metà, senza doppi sensi. Devi dire esattamente quello che desideri, con gentilezza ed educazione. In tutti i casi non devi cadere nella tentazione di far pensare al tuo uomo che lo vorresti diverso. L’uomo si piace così come è e non chiede altro che essere accettato e apprezzato per quello che è e che può offrire. Tuttavia, molti uomini cambiano il loro atteggiamento per amore ma esclusivamente se si sentono amati e desiderati già per quello che sono. Cara amica donna potresti dire “amore, in questo periodo mi sento un po’ giù di corda, mi farebbe davvero piacere se mi dedicassi più attenzioni del solito”.
A lavoro il sistema diventa più complicato. Va bene chiedere, rimane sempre la strategia più indicata ma attenzione a non sembrare bisognosi. La motivazione sottintesa in una richiesta di aiuto o di collaborazione deve nascere dal desiderio di confronto e miglioramento reciproco, del tipo “io sono molto brava in questo, tu in quello, credo che insieme potremmo arrivare lontani”.
Per i figli…sono ancora alla ricerca della ricetta perfetta. In realtà credo che non esista e ogni genitore abbia l’arduo compito di trovare il canale preferenziale per ottenere un po’ di rispetto e attenzione dal proprio pargolo. Con i figli il cuore spesso ci frega, io lo ammetto sono un po’ debole.
A voi non mi resta che augurare… in bocca al lupo e fatemi sapere!